Mettersi in viaggio nei “Mondi trans”

Sfuggire al rumore delle tifoserie che si combattono sul fronte del gender e farsi un'idea. Il n.151 di "Leggendaria", rivista di libri, letture, linguaggi

Leggendaria n.151
La copertina di "Leggendaria" n.151

Il numero 151 di Leggendaria, rivista di libri, letture, linguaggi, diretta da Anna Maria Crispino, ha una copertina blu e argento dedicata ai “Mondi trans”: e i fatti dicono da soli quanta attenzione hanno calamitato negli ultimi tempi.

Drusilla Foer
Drusilla Foer

Ne allineo alcuni. Una celebre marca di abbigliamento sportivo ha inserito nella sua campagna pubblicitaria, “Nulla è impossibile”, un’atleta trans donna che gareggia ai massimi livelli. E, come si sa,  da tempo si discute se sia giusto far competere le trans in competizioni femminili, dal momento che hanno una potenza fisica e muscolare più forte in partenza. La più ammirata, la più intelligente, la più richiesta nel grande show di Sanremo è stata l’Eleganzissima – questo è il titolo del suo recital ovunque esaurito –  Drusilla Foer. Cioè Gianluca Gori,  l’attore en travesti di maggior fascino dai tempi del geniale Paolo Poli. Il festival l’hanno vinto Mahmood e Blanco, che volano con le loro bici di diamanti carichi di  Brividi : bellissimi, speculari e opposti in un trionfale gender fluid. L’anno passato, del resto, le luci erano tutte su artisti tra loro molto diversi ma nati dentro lo stesso orizzonte simbolico, come Maneskin e Madame.

Sam Brinton
L’attivista queer Sam Brinton

Il presidente Biden ha da poco nominato un’ attivista queer, esperta di nucleare e di smaltimento di scorie, come vicesegretaria aggiunta al dipartimento dell’energia: si chiama Sam Brinton, ha 34 anni e un doppio master al Mit. Il suo aspetto è quello di una drag queen con il cranio lucido e rasato, i baffetti biondi, le labbra dipinte di un rosso  squillante. Da mesi leggiamo di professori sotto processo per transfobia, soprattutto nelle università britanniche. Come ai tempi della rivoluzione culturale cinese e delle guardie rosse, sono contestati e minacciati di licenziamento per aver sostenuto che non si può negare l’importanza della biologia, del corpo,  nella definizione dell’identità di genere. J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter, è stata messa sotto protezione per aver ironizzato sulla definizione  “persone con le mestruazioni”, usata al posto di donne, nel nuovo linguaggio politicamente corretto. Qualche mese fa, per strada, ho fotografato un cartellone pubblicitario per la vendita di appartamenti in un nuovo centro residenziale: si vedono le gambe di un uomo con due scarpe diverse. Un piede indossa una calzatura da jogging, l’altro una scarpa femminile col tacco. Il claim della pubblicità dice: “La casa ideale per tutte le tue vite”… Potrei continuare per ore.

Messo insieme tutto questo pare un terremoto di significati. Ma questa tempesta simbolica  sembra scivolare come acqua piovana sui più giovani, apparentemente  pronti a portare con naturalezza codici mutevoli. In più occasioni, per solidarizzare con le compagne, i ragazzi si sono presentati a scuola con la gonna.  L’identità di genere si sta liquefacendo come ogni altra cosa? Forse, e sulla liquefazione infuriano scontri talebani.

Tutt’altro è lo stile di Leggendaria, su questo come su altri temi controversi, che muovono dibattiti accesi nei femminismi, plurale necessario a descrivere una moltitudine di correnti diverse con radici frastagliate e ispirazioni politiche differenti. Leggendaria esplora i territori e gli strappi che hanno fatto emergere i mondi trans, e prodotto il terremoto culturale che è ormai arrivato alla vita di tutti i giorni, con un approccio morbido, aperto e non precostituito.

Lo spiega Barbara Mapelli in una nota introduttiva che nella sostanza offre due chiavi d’ingresso ai mondi trans. La prima è che la rottura di un punto di vista falsamente universale (il maschile finto neutro e onnicomprensivo) ha determinato “il passaggio dall’uno al due”. E la doppia visione, maschile/femminile, ha aperto il varco alla molteplicità,  spingendo il pensiero verso “un continuo superamento di soglie”. La seconda chiave offerta è che la conoscenza non è astratta e non può prescindere dall’esperienza emotiva, dall’incontro con l’altro da sé. Dunque dall’accostarsi con attenzione e sensibilità ai percorsi di vita di chi ha attraversato la frontiera di genere.

La rivista sviluppa il tema da molti punti di vista.  Per esempio raccontando le storie di alcune tra le prime attiviste trans italiane, come Monica Romano e Porpora Marcasciano,  approdate in politica ed elette nei consigli comunali di Milano e  Bologna. Ricostruisce, con articoli di Monica Luongo, il ruolo guida della moda, che ha imposto il passaggio al nuovo stile gender fluid, e un repertorio di testi che stanno ridisegnando il concetto di genere. Federica Fabbiani segue i mutamenti dell’immaginario che passano per le serie tv dove si raccontano i corpi in transito. Silvia Neonato  parla dell’evoluzione dei parametri che governano l’ammissione ai giochi olimpici e apre una finestra sul futuro prossimo, dove gli ormoni non saranno più l’unico criterio per valutare chi può gareggiare con chi.  Serena Guarracino legge Jeanette Winterson e il filosofo trans Paul B. Preciado per mettere a fuoco la mascolinità come qualcosa di più e di diverso da “un effetto del corpo”.

Se, come me, non ne avete idea, leggere questo numero di Leggendaria, che naturalmente contiene anche molto altro, è un buon modo per avvicinarsi ai “Mondi trans” . Sfuggendo al rumore delle tifoserie che sul fronte del gender si combattono, demonizzandosi; o semplicemente non accontentandosi di godere del consumo di  nuovi orientamenti estetici.

Io ho fatto pace con l’dea di essere conservatrice. Penso di non aver ancora finito di imparare a pensare tenendo conto del corpo. Non smetterò ora. Porte spalancate ai diritti di chi non vuole o non può adattarsi all’identità di genere definita alla nascita, no a inutili sofferenze: accogliere chi è in transito è eticamente giusto, ascoltare che cosa racconta sulle rigidità e gli stereotipi di genere è molto interessante. Ma trasformare tutto questo in un paradigma che elude la realtà del corpo per tutti, separandola dall’identità di genere, tornare a  dividere corpo e mente mi pare un salto inaccettabile.  Ciascuno è unico e, insieme, simile ad altri. Frantumare il soggetto e i suoi possibili sguardi sul mondo in una miriade di specificità più o meno in conflitto tra loro e con gli altri quali vantaggi comporta?

Ps.  Nel fascicolo precedente di Leggendaria, il n.150,  Anna Maria Crispino ha recensito la “Leggenda di Elena Ferrante”: si può leggere qui.

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